lunedì 21 ottobre 2013

LA DICITURA " OLI VEGETALI " VA IN PENSIONE

Passando dal dolce al salato, sono tantissimi i prodotti alimentari preparati utilizzando i misteriosi “ grassi vegetali ”. Misteriosi perché il consumatore medio ha sempre pensato che si trattassero di grassi completamente innocui, in quanto vegetali. In realtà, tale dicitura nascondeva la scelta astuta di molte multinazionali del settore nel preferire al costoso olio di oliva quello di palma o di cocco ad esempio, decisamente più economici. Questi ultimi, nonostante siano di natura vegetale, hanno un elevato contenuto di grassi saturi, che possono raggiungere anche il 50% nel caso dell'olio di palma derivato dai frutti e l'80% nel caso dell'olio di palmisto, derivato dai semi. Il loro elevato contenuto di grassi saturi non è purtroppo controbilanciato da un'adeguata presenza di acidi grassi polinsaturi benefici, ritenuti in grado di tenere sotto controllo i livelli del colesterolo LDL. Finalmente, dopo molte battaglie il regolamento è entrato in vigore il 12 dicembre 2011 e verrà adottato a partire dal 13 dicembre 2014, ad eccezione delle disposizioni relative alla dichiarazione nutrizionale, che sono applicabili a partire dal 13 dicembre 2016. Molte aziende hanno già anticipato alcune norme, come ad esempio la sostituzione della parola grassi vegetali con il nome preciso dell’olio utilizzato (colza, soia, palma, arachide…). Tale regolamento risulta obbligatorio qualunque sia la quantità di olio o di grasso presente in un certo alimento. A breve al supermercato leggendo la lista degli ingredienti di una confezione di biscotti o di grissini, non leggeremo più il generico “ oli vegetali ”, ma il tipo di olio o di grasso che effettivamente è stato impiegato. E' sicuramente una conquista, almeno in termini di trasparenza, nel frattempo mi auguro che presto diventerà obbligatorio indicare anche la presenza in un alimento, dei grassi trans o grassi idrogenati, in quanto in alcuni Paesi lo stanno già facendo…



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