mercoledì 27 aprile 2011

L’amaro a fine pasto? Non fa digerire

Per molti è un’abitudine imprescindibile ma sull’amaro, il liquore più o meno alcolico a base di erbe che si prende di solito dopo un pranzo o una cena abbondanti con la scusa che “fa digerire”, circolano tanti luoghi comuni. Comincio con una sorpresa, al contrario di quanto si pensi comunemente, l’idea che l’amaro aiuti la digestione è soltanto un’illusione. Tutto nasce dalla sensazione di leggero bruciore che si avverte nello stomaco, il gusto amaro delle erbe, infatti, stimola le papille gustative e aumenta la secrezione di saliva e di succhi gastrici, ma allo stesso tempo l’alta gradazione alcolica (la maggior parte degli amari si aggira intorno ai 30-35°) irrita le pareti dello stomaco e può rallentarne lo svuotamento. Una bevanda a bassa gradazione alcolica (10-14°), come il vino, può invece favorire la digestione perché l’alcol, a piccole dosi, stimola la secrezione gastrica. E’ il motivo per cui l’unico amaro che “funziona” davvero, stimolando il processo della digestione, è quello a base di rabarbaro: la sua gradazione alcolica è molto bassa (12,5°). A stomaco vuoto l’alcol è ancora più dannoso per l’organismo perché la mucosa gastrica non è protetta dal cibo ed è dunque più vulnerabile. Ecco perché il miglior momento per bere l’amaro è al termine del pasto più abbondante della giornata.
Un bicchiere di amaro da 30 ml contiene 55 calorie (5 arrivano dagli zuccheri, introdotti per “correggere” il gusto amaro delle erbe, le altre 50 dall’alcol). Chi ha problemi di linea, dunque, farebbe meglio a evitare gli amari, come del resto tutte le bevande alcoliche (ricche di calorie, anche se non contengono zuccheri). Far sciogliere il ghiaccio significa “allungare” l’amaro con l’acqua e, dunque, abbassare la gradazione alcolica. L’aspetto negativo è che si perde, in parte, il gusto dato dalle erbe.
Il gusto dell'amaro dipende soprattutto dalle erbe: le più comuni sono l’arancio amaro, il luppolo, l’angelica, la china, la noce vomica, la radice di genziana, il mirto sardo... Non è difficile preparare un amaro, basta lasciar macerare le erbe per 5 giorni nell’alcol, se il recipiente è esposto al sole è bene rivestirlo con della carta scura, in modo da tenere lontana la luce. Nel frattempo bisogna far diluire insieme vermouth e zucchero e lasciar riposare in un posto buio. Tenere l’alcol tappato in una bottiglia pulita, dopo una settimana unirlo con le erbe e lasciarli riposare per 24 ore e dopo averlo filtrato imbottigliarlo e sigillarlo per almeno 8 mesi.

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