mercoledì 7 agosto 2013

2008 - 2013 UN PASSO AVANTI E UNO INDIETRO IN TEMA DI ETICHETTATURA RIGUARDANTE LA FAMOSA PASSATA DI POMODORO


Un passo avanti e un passo indietro, sembra quasi una danza caraibica ma invece è ciò che sta accadendo negli ultimi anni nella nostra tanto amata Italia. La passata di pomodoro è uno dei prodotti confezionati più utilizzati in Italia e secondo i dati Ismea-AcNielsen il pomodoro è il condimento maggiormente acquistato dagli italiani. Ogni famiglia in 1 anno acquista almeno 31 kg di pomodori trasformati tra pelati, polpe, passate, pomodoro a pezzi, concentrati e altri derivati. L’invasione del 2007 di chili e chili di concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina ha costretto il Governo a una presa di posizione immediata. Grazie al decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 57 del 2006, dal 1° gennaio 2008 è assolutamente obbligatorio segnalare in etichetta di tutte le confezioni in vendita l'origine del pomodoro utilizzato nella passata. L’indomani della sua approvazione ricordo il sorriso soddisfatto sui volti dei piccoli, medi e grandi produttori, è stata una conquista sudata amaramente che impedisce a coloro che utilizzano pomodori stranieri di spacciare la passata come made in Italy. Questa normativa, estesa a tutti i derivati del pomodoro come sughi pronti e concentrati, ha permesso dal 2008 di effettuare meglio i controlli e il repentino ritiro dal mercato dei prodotti non sicuri per la salute. Se questa regolamentazione da un lato ha rappresentato un importante passo verso una etichettatura alimentare sempre più trasparente, dal 2013 purtroppo non esiste più alcun obbligo da parte dell’azienda di indicare sulla confezione in che anno e in che giorno la passata è stata confezionata. Un passo indietro sulla via della trasparenza? A mio parare sì. Fino al 2012 quando si acquistava una passata di pomodoro si poteva capire se era stata fatta con pomodori appena raccolti oppure erano quelli dell’anno precedente, era infatti obbligatorio porre il numero di lotto composto nel seguente modo:
  • una lettera per indicare l’anno di confezionamento: il 2010 da una N, il 2011 da una E, il 2012 indicato da una M;
  • un numero per indicare il giorno di confezionamento in quel preciso anno: da 1 (1° gennaio) a 365 (31 dicembre).
Ma facciamo un esempio, la foto sottostante è la polpa di pomodoro che ho acquistato in un supermercato qualche giorno fa, l’azienda produttrice, che è la nota Mutti, ha posto il numero di lotto sul fondo della confezione e si legge chiaramente il codice M 269, questo significa che la polpa è stata confezionata nel 2012 (lettera M) e facendo due conti, verso la fine di settembre, quindi subito dopo il periodo del raccolto. Contrariamente, se il numero che leggete è più basso di 200, quindi prima del mese di luglio, potrebbe trattarsi di pomodori raccolti e semi-lavorati l’anno prima, poi conservati per un periodo più o meno lungo prima del confezionamento. Ora porre questa informazione utile per il consumatore rimane un atto facoltativo, è infatti probabile che alcuni produttori indicheranno il 2013 con la lettera H, adeguandosi alle indicazioni internazionali. Sono comunque dell’idea che la cosa migliore sarebbe di scrivere sia la data di raccolta che di confezionamento dei pomodori, staremo a vedere gli sviluppi!



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