Scusatemi per il francesismo, ma
l’improvviso e crescente utilizzo dell’olio di colza in ambito alimentare mi
crea dei sospetti tanto da definirlo appunto un paraculo. Per chi non
conoscesse quest’olio premetto che viene estratto dai semi della colza Brassica
rapa oleifera, una pianta probabilmente originata da un incrocio tra la
rapa bianca ed il cavolo. La storia dell’olio di colza è singolare in quanto
con gli anni è riuscito ad “ emanciparsi “ passando dalla strada alla tavola. Nel tardo medioevo l'olio di colza era principalmente
utilizzato in molte città del nord Europa per l'illuminazione pubblica delle
città. L'uso alimentare crebbe dopo la seconda guerra mondiale ma poi venne
frenato perché il 50 % circa dei suoi acidi grassi sono costituiti da acido
erucico, che comporta effetti negativi
(dimostrati scientificamente) sulla crescita e disturbi a carico di fegato e cuore.
Per questo motivo per permettere l'utilizzo di questo olio come olio alimentare e ridurre al minimo la quantità di acido erucico, dagli anni '70 c'è stata una selezione accurata delle varietà di colza. In Italia l'acido erucico non deve superare il 5 % del totale degli acidi grassi. Attualmente nel nostro paese l'utilizzo di quest’olio ad uso alimentare è limitato all'industria e alla ristorazione commerciale (sottolineo che è un olio molto economico). I principali produttori mondiali sono il Canada, l'India e il Pakistan. Inoltre, secondo la FAOSTAT (sezione statistica della FAO) nel 2007 la Romania ha occupato il 15° posto tra i paesi produttori di semi di colza. L’italiano medio difficilmente tradirebbe l’EVO (acronimo per indicare l’olio Extra Vergine di Oliva) per cucinare, all’estero invece, è l’olio di colza a fare da padrone gli scaffali dei supermercati, scalzando tutti gli altri, con tanto di siti web a lui dedicati per evidenziare le proprietà salutistiche e l’ottimo rapporto di omega6 e omega 3 (2:1). Ho ricevuto da alcuni di voi una serie di foto scattate nei supermercati francesi (foto 1) e inglesi (foto 2) che mostrano scaffali stracolmi di olio di colza. L’olio di colza è anche presente da Harrods, uno dei più grandi magazzini di lusso a livello mondiale, ovviamente venduto in una confezione decisamente elegante e invitante (foto 3).
Per questo motivo per permettere l'utilizzo di questo olio come olio alimentare e ridurre al minimo la quantità di acido erucico, dagli anni '70 c'è stata una selezione accurata delle varietà di colza. In Italia l'acido erucico non deve superare il 5 % del totale degli acidi grassi. Attualmente nel nostro paese l'utilizzo di quest’olio ad uso alimentare è limitato all'industria e alla ristorazione commerciale (sottolineo che è un olio molto economico). I principali produttori mondiali sono il Canada, l'India e il Pakistan. Inoltre, secondo la FAOSTAT (sezione statistica della FAO) nel 2007 la Romania ha occupato il 15° posto tra i paesi produttori di semi di colza. L’italiano medio difficilmente tradirebbe l’EVO (acronimo per indicare l’olio Extra Vergine di Oliva) per cucinare, all’estero invece, è l’olio di colza a fare da padrone gli scaffali dei supermercati, scalzando tutti gli altri, con tanto di siti web a lui dedicati per evidenziare le proprietà salutistiche e l’ottimo rapporto di omega6 e omega 3 (2:1). Ho ricevuto da alcuni di voi una serie di foto scattate nei supermercati francesi (foto 1) e inglesi (foto 2) che mostrano scaffali stracolmi di olio di colza. L’olio di colza è anche presente da Harrods, uno dei più grandi magazzini di lusso a livello mondiale, ovviamente venduto in una confezione decisamente elegante e invitante (foto 3).
Foto 1 |
Foto 2 |
Non intendo condannare totalmente quest’olio, ma
paragonarlo all’EVO, come alcune recensioni inglesi che ho letto, per la
protezione dalle malattie cardiovascolari mi sembra esagerato. Il mio “ no “
all’olio di colza non è tanto dovuto all’elevata quantità di acido erucico, ormai
quello venduto ne contiene pochissimo, ma piuttosto nella modalità di
estrazione. L’olio di colza (come la maggior parte degli oli di semi) è
ottenuto mediante trattamento con
solventi come trielina o esano. Dopo l'estrazione, l’olio viene
rettificato per renderlo più appetibile e meno acido distruggendo quasi totalmente tutte le sostanze benefiche
all’interno. Diversamente, l’extravergine di oliva è spremuto a freddo senza
l’utilizzo di solventi preservando così gli antiossidanti di origine esclusiva,
i polifenoli e in generale tutte quelle sostanze che lo definiscono il fiore
all’occhiello della dieta mediterranea e anche un efficace aiuto nella
prevenzione di alcuni fattori di rischio chiave per l’insorgenza di diversi
tipi di cancro, a patto di aggiungerlo crudo alle pietanze. L’EVO è anche
riuscito a convincere con numerose evidenze scientifiche l’Unione Europea, che
ha emesso un Regolamento che stabilisce che si può indicare sull’etichetta il
valore salutare degli antiossidanti con la seguente dicitura: “I polifenoli
dell’olio di oliva contribuiscono alla protezione dei lipidi ematici dallo
stress ossidativo”.
Foto 3 |
Io rimango fedele all’EVO e voi?
Ciao Sara, piacere di conoscerti! Ho appena scoperto il tuo blog (tramite Honest Cooking) e mi sono subito aggiunta ai tuoi sostenitori, perché ciò di cui parli è molto interessante.
RispondiEliminaHo sempre evitato l'olio di semi vari per la presenza della colza, poiché quando studiavo all'alberghiero, i miei professori di scienze dell'alimentazione e di cucina l'han sempre condannato. Uso sempre l'olio extravergine di oliva, ma per alcune preparazioni non disdegno l'olio di semi, purché sia un olio di semi di qualità.
Grazie per queste spiegazioni!
A presto
Elisa grazie di essere diventata una mia seguace, appoggio pienamente i tuoi professori e concordo. Ricorda che quello di oliva va bene sia da crudo che da cotto per l'alto punto di fumo pari a 210 gradi. A presto
RispondiElimina